Gabon
Ho sempre definito i viaggi come i figli, sono tutti belli, per il Gabon una piccola eccezione, è il più bruttino. A posteriori, a 3 settimane dal viaggio, la visione d’insieme dell’intero viaggio è piuttosto chiara e sicuramente al mio aggettivo “bruttino” concorrono diversi fattori: su tutti la completa impreparazione del corrispondente con il quale dal primo istante né io e né il gruppo ha mai avuto empatia, il Paese estremamente difficile da girare con distanze lunghissime tra un parco e l’altro, le condizioni meteo con una stagione delle piogge in anticipo di un mese, una buona dose di sfortuna nell’avvistamento degli animali. E’ chiaro che avvistare gli animali in foresta non è come avvistarli nella savana, nel primo caso abbiamo qualche metro di visibilità, nel secondo chilometri; i momenti più belli del viaggio sono stati sicuramente la visita dell’ospedale storico di Lambarené e nel safari a piedi il momento in cui un elefante era sul nostro sentiero.
 
          14 settembre: ROMA/MILANO – ADDIS ABEBA
SERA: voli serali per Addis Abeba
15 settembre: ADDIS ABEBA - LIBREVILLE
Mattina:arrivo dell’aereo ad Addis Abeba e imbarco sul volo delle 09:05 per Libreville.
Pomeriggio:Pranzo sul mare al ristorante del Tropicana, ci sono le palme da cocco, il sole, la spiaggia e le ragazze. Più tardi, verso le 16:00, andiamo con due taxi a visitare Libreville che si sviluppa prevalentemente lungo la costa. Ci portano ad un mercato dell’artigianato al coperto, è l’unico posto in tutto il Gabon dove si possono comprare souvenir da portare a casa, poi non ne vedremo altri. Visitiamo due chiese, curiosamente dedicate a due arcangeli: la prima a Gabriele con gli Azulejos sulla facciata, ma dentro è ancora in costruzione e la seconda, invece, a Michele, molto bella perché c’è molto legno scolpito, le colonne riproducono le storie dei vangeli con personaggi afro. Cena al Tropicana.
16 settembre: LIBREVILLE – NDJOLE – LOPE’ NATIONAL PARK
Mattina:nonostante la strada lunghissima da fare, nonostante l’appuntamento alle 08.30, Louis si presenta alle 09:50 con un pulmino sgangherato Toyota. Praticamente oggi è una tappa di trasferimento, su maps da 7 ore, ce ne vorranno 9, ad arrivare impieghiamo in tutto 10 ore compresa la sosta pranzo a Ndjole. Quest’ultimo è un caotico paese di baracche sul fiume Ogoué, fondato da Pietro Savorgnan di Brazzà, non c’è un vero e proprio ristorante, ma solo cibo di strada e il manzo cotto al barbecue è buono, molto crispy.
Pomeriggio:tutto il pomeriggio in pulmino, 2 o 3 soste sigaretta e pipì, altre 5 soste check-point della polizia, è un continuo controllare e talvolta chiedono pure i passaporti. Arriviamo all’hotel Lopé alle 20:30 e ordiniamo subito la cena prima di prendere le stanze, poi mi accorgo alle 21:20 che le luci della cucina sono ancora spente e il cuoco nemmeno c’è. Giro di telefonate, chiamo qui e chiamo la, alla fine si presenta un tipo e ci prepara 3 omelette e 3 piatti di spaghetti alla bolognese, altro non c’era,
17 settembre: LOPE NATIONAL PARK
Mattina:a colazione non hanno granché, pane, marmellata e omelette. L’hotel nel suo insieme è bello, forse il più bello dell’intero viaggio. Le stanze sono dei bungalows su palafitte vicino al fiume Ogué, c’è la piscina, il cuoco del ristorante propone un menù giornaliero che poi rispetta in funzione di ciò che ha, anche perché non ci sono alternative, nemmeno nel villaggio. Partiamo per il trekking al monte Brazzà, dedicato a Pietro Savorgnan di Brazzà, il celebre esploratore gentiluomo italiano che per la Francia prese tutti i territori ad ovest del fiume Congo. L’ascesa è piuttosto ripida lungo un sentiero facilmente individuabile, si sale per un’ora e trenta minuti, dall’alto si vede il fiume Ogué non navigabile in questo momento perché il livello dell’acqua è basso e sporgono molti massi lo sarà durante la stagione delle piogge, poi si vede il villaggio della Lopé con la ferrovia che lo attraversa, la stazione del treno, e le baracche. A scendere impieghiamo molto meno tempo, circa 40 minuti, prima di tornare in hotel ci fermiamo a vedere la stazione tropicale della Lopé sulla direttrice ferroviaria Libreville/Francesville: queste stazioni nel nulla hanno sempre un fascino particolare, da qua si muove il legno, il manganese, le terre rare verso l’oceano. Torniamo in hotel alle 11:15
Pomeriggio:si parte alle 15:30 per il safari nel parco della Lopé con una jeep scoperta e sgangherata dei guardia parco. Solo ora capisco che i mandrilli non gli avremmo mai visti nonostante ce ne sia una popolazione di 1500 individui: il nostro Louis aveva millantato la Lopé come il miglior posto al mondo per osservare questo primato, il che è vero, ma non aveva detto che alcuni mandrilli di questo enorme branco hanno un radiocollare, e i ranger per individuarli li seguono ma il tutto costa 380 euro a persona. Quindi per noi c’era un semplice safari di 3 ore nel parco con la jeep, che naturalmente non può entrare all’interno della foresta, ma seguire le strade sterrate tra le varie radure: riusciamo ad avvistare due coppie da 3 elefanti ciascuna e molti bufali di foresta, nel complesso non è male.




18 settembre: LOPE NATIONAL PARK – LAMBARENE’
Mattina: colazione alle 06 del mattino, partiamo alle 06:20 e a raggiungere il tratto di asfalto arriviamo alle 10:00 con 20 minuti in meno rispetto alla sera precedente, poi fino a Ndjole abbiamo un’ora e mezza di asfalto. Il posto dove pranzare è lo stesso del giorno prima, preferiamo comprare qualche pacco di patatine e biscotti in un supermercato per ingannare la fame. Qui con Louis e tutto il gruppo discutiamo sull’andamento del viaggio e sul pulmino disgraziato che ci accompagna, abbiamo capito che nessuna jeep arriverà mai da Libreville, quindi dobbiamo tenerci la scomodità ma almeno riusciamo ad ottenere un compenso economico, il “full board” fino a fine viaggio.
Pomeriggio:Arrivo a Lambarené alle15.30, prima di andare in hotel pranziamo in un ristorante lungo il fiume, io prendo un sandwich con il pollo, anche gli spaghetti sono buoni. L’hotel non è quello degli accordi ma forse è meglio quest’altro, poiché è a fianco dell’ospedale del dottor. Schweitzer, una palafitta in legno lungo il fiume Ogué. Le stanze sono dignitose, c’è acqua e luce ma anche parecchie zanzare. Accanto alle nostre stanze c’è il museo e quella che fu la casa del dottore, la tomba del dottore, un pellicano e un antilope i suoi animali preferiti. Domani con calma visiteremo il vecchio ospedale trasformato in museo. Ceniamo a Lambarené in un anonimo ristorante con pesce capitain.
19 settembre: LAMBARENE’ – TCHIBAMBA – DOUSSALA (Moukalaba Dodou)
Mattina: colazione programmata per le 07:30 al refettorio del dottor Schweitzer ma le signore arrivano alle 08:10 a preparare la colazione; poi alle 08:40 le stesse signore ci accompagnano a visitare la casa museo del dottore e il vecchio ospedale che ha funzionato fino al 1980, poi sostituito dal “nuovo” ospedale a un chilometro di distanza. Non me l’aspettavo ed invece la visita è bellissima, la casa con la sua stanza e quella della moglie, con tutti i suoi oggetti, dal microscopio al pianoforte, le medicine e i libri, i vestiti, le scarpe, le lettere, la scrivania. Poi il vecchio ospedale, un tuffo in un ospedale degli anni 60’, c’era tutto: sala operatoria, sala lastre, nido e sala gestazione, protesi ortopediche, sala oculistica, sala dentistica, e tutto perfettamente tenuto. Mi sarei perso per ore lì dentro. Alla fine lasciamo Lambarené alle 10:20, trovando anche il tempo di visitare il mercato del pesce sul fiume per scattare qualche foto, non era essenziale fermarsi anche perché arriveremo la sera alle 20:00, ma Louis queste accortezze non le intuisce proprio. Arriviamo a Mouila alle 13:00, pranzo lungo il fiume in un ristorante.
Pomeriggio: arrivo a Tchibamba alle 16:30, qui aspettiamo i permessi e i ranger per l’entrata al parco “Moukalaba Dodou” per un’ora, quindi partiamo alle 17:30, e, dopo 3 ore di sterrato, con il buio, nella foresta, arriviamo a Doussala, un villaggio di capanne di lamiera all’interno del parco nazionale. L’unica costruzione in muratura è casa Iret dove ci sono delle stanze per dormire, il bagno è esterno, l’energia elettrica va con il generatore e viene accesa solo al buio. Io preferisco montare la tenda e dormire nel patio della casa, almeno evito eventuali zanzare, anche se non sembra ci siano. Naturalmente a casa Iret, quando arriviamo è tutto spento, perché nessuno ci aspettava; così dobbiamo aspettare due ragazze che si occupano della cucina con gli alimenti che Louis aveva comprato, e qua lascio stare, perché non si può essere così stupidi.
20 settembre: DOUSSALA (Moukalaba Dodou National Park)
Mattina: dovrebbe essere la giornata più bella del viaggio, perché dovremmo avvistare i gorilla. Invece niente, alle 08:00 partono 5/6 ragazzi alla ricerca, alle 11:00 tornano e dei gorilla niente. Ci avventuriamo lo stesso nella foresta, a piedi, seguendo i sentieri degli elefanti, camminiamo in piana per 3 ore circa, nessun gorilla, almeno però incontriamo gli elefanti e vederli a piedi, sul proprio sentiero, conoscendo l’aggressività di quelli di foresta, è un’esperienza adrenalinica.
Pomeriggio:torniamo dalla foresta alle 15:30, c’è un misero pranzo che ci aspetta, riso e sardine in scatola, naturalmente le signore cucinano ciò che gli danno e a Doussala non ci sono alimentari. Dopo cena, alle 21:00 c’è la cerimonia Bwiti all’interno del tempio, una baracca con delle foglie di palma e due statuine all’interno. Gli adepti del Bwiti assumono Iboga, un potente psichedelico ricavato dalla corteccia di un albero, con esso raggiungono stati di coscienza alterati e ballano per tutta la notte. Noi ci intratteniamo per 50 minuti circa, anche perché l’interno è pieno di fumo, fanno bruciare una resina della foresta che emana un profumo.


21 settembre: DOUSSALA – TCHIBAMBA - GAMBA
Mattina: partiamo alle 06:15, senza colazione solo il caffè, lasciamo casa Iret e andiamo a cercare il ranger John che dovrebbe tornare con noi; lo cerchiamo ovunque nel villaggio, niente, stava semplicemente dormendo a casa Iret insieme a noi. La colazione abbondante la facciamo quando arriviamo a Tchibamba, 2 ore e mezza dopo, qua ci fermiamo in un bell’hotel e finalmente mangiamo. Poi si prosegue verso Gamba, la strada è buona, si sale e si scende, poi arriviamo al fiume Nyanga, qua non c’è ponte, si attraversa con la chiatta a motore che traghetta da una sponda all’altra. Peccato che sta arrivando il vice presidente per le elezioni amministrative di domenica prossima, quindi dobbiamo aspettare, lui ha la precedenza.
Pomeriggio:traghettiamo il pulmino, mentre i passeggeri con la lancia a motore. Sull’altra sponda non è che ci sia un’isola, c’è una geografia piuttosto intricata di lagune che entrano e fiumi che si riversano in mare. Dal molo opposto per arrivare a Gamba ci sono circa 40 minuti di strada, ed è proprio qua che all’improvviso vediamo una famiglia di gorilla, quasi sulla strada che scappano via velocemente appena ci avviciniamo. Gamba è stato un centro fiorente fino ai primi anni 2000, cioè fino a quando la Shell ha deciso di andarsene perché i pozzi petroliferi non erano più remunerativi. Quindi è vittima di un lento decadimento, l’aeroporto ormai chiuso, gli alberghi tutti fatiscenti, il cibo che nei supermercati scarseggia, aria di abbandono totale. Siccome è un viaggio fortunato, siamo sotto elezioni, è arrivato il vice Presidente quindi non c’è dove dormire, e dobbiamo accontentarci di un motel senza nome in periferia, con l’elettricità ma senza acqua, e alti livelli di sporcizia, anche qua monto la tenda nel patio, è una soluzione che preferisco sempre. Tempo di lasciare le valige e usciamo da quel tugurio, prima di cena andiamo alla ricerca di elefanti sulla strada verso il mare, e ne incontriamo alcuni. Ceniamo nell’unico ristorante decente sulla laguna, dove torneremo anche per colazione perché non c’è altro.
22 settembre: GAMBA – LOANGO NATIONAL PARK - GAMBA
Mattina: ci svegliamo alle 5 del mattino, ha piovuto tutta la notte, è buio e andiamo in spiaggia per osservare gli elefanti che fanno il bagno in mare, siamo là alle 6, ma dei pachidermi niente, facciamo solo una semplice passeggiata al mare, con abbondante aerosol marino. Poi colazione al ristorante della cena e partenza per il Loango National Park alle 09:40, giornata plumbea. Navighiamo con la una barca e 2 motori da 40 cv per le anse, i corsi d’acqua, la laguna del parco ma in tutto vediamo 3 ippopotami e poi inizia a piovere. Arriviamo fino al mare, niente animali nemmeno qui, solo orme o escrementi secchi. Mangiamo le nostre baguette con il tonno in una baracca abbandonata proprio all’imbocco dell’oceano.
Pomeriggio:saliamo di nuovo in barca, ma inizia a piovere e ci fermiamo al “Museo delle Ossa” di Sette Cama, un piccolo villaggio nel parco. Il museo è una grossa baracca in legno che conserva teschi di ippopotamo, elefante e primati, non c’è nessuno, è aperto. Dietro al museo, una passeggiata di 10 minuti ci porta verso il mare dove ci sono le 7 tombe da cui il nome in portoghese, e appartengono a funzionari coloniali morti prima del 1900, è tutto estremamente decadente. Ma continua a piovere, la giornata va così e alle 16:30 siamo di ritorno a Gamba. Prima di cena torniamo ad osservare qualche elefante sulla strada.
23 settembre: GAMBA – TCHIBAMBA – MOUILA - FOGADOGOU
Mattina: altra notte d’acqua, ha piovuto sempre, ancora piove e non ha nessun senso tornare al Loango, in barca scoperta. Quindi decidiamo all’unanimità di andar via da Gamba ed iniziare a risalire verso Libreville, comunque ci vorranno due giorni di viaggio per raggiungere la capitale. Lasciamo e salutiamo per sempre il nostro hotel senza nome, facciamo colazione al ristorante solito e partiamo alle 09:00 sotto la pioggia. Stavolta sulla strada per arrivare al molo di Nyanga dove attraverseremo il fiume, non avvistiamo nessun animale, c’è la barca ad aspettarci e la traversata avviene molto velocemente. Tutto viaggio fino a Tchibamba dove pranziamo in un ristorante di fronte al supermercato, un bel pezzo di pollo o il pesce.
Pomeriggio:si prosegue verso Libreville, innumerevoli i posti di blocco, quantificando in tempo, penso che perdiamo circa un’ora di viaggio, tuttavia più saliamo verso nord e più il tempo migliora. Il Paese è in fibrillazione per elezioni di domenica, polizia ovunque e rischio di trovare tutti gli alberghi occupati. Proseguiamo oltre Mouila, e alle 18:45 siamo Fogadougou, è tutto buio, il pulmino si parcheggia di fronte a un comitato elettorale che spara musica altissima, intanto Louis va alla ricerca di un posto dove dormire. E proprio quando le speranze sono ridotte, l’Africa offre l’impensabile, ecco l’Auberge “René e Charlotte” che da fuori fa abbastanza schifo, invece ha camere pulite, spaziose, con acqua ed elettricità, addirittura il wi-fi, incredibile. Andiamo a cena lì vicino, e la scelta è tra la gazzella o il pesce, buonissima la prima.
24 settembre: FOGADOUGOU – LIBREVILLE
Mattina: dal balcone senza intonaco dell’Auberge “René e Charlotte” respiro l’aria fresca del mattino, oggi si parte alle 09:00 tranquillamente direzione Libreville. Colazione in un motel, hanno un buon caffè e dei wafers all’albicocca da mangiare, poi andiamo a visitare le cascate dell’Imperatrice, a qualche km da Fogadougou, anche dette in lingua locale “Tsamba Magotsi”, dell’imperatrice dedicate alla moglie di Napoleone III° poiché all’epoca un esploratore francese le scoprì. Le cascate si ammirano da una terrazza e tutto intorno il governo sta facendo costruire dei lodge in legno nella foresta per i turisti. Riprendiamo la strada, ci fermiamo a Lambarené per acquistare qualcosa al supermarket e poi proseguiamo, la strada non è bellissima, è tutto asfalto pieno di buche e posti di blocco. Finche ci fermiamo a pranzo sulla strada, a Bifoun, ma le signore che cucinano sulla strada offrono tutto il bestiario possibile della foresta, allora preferiamo mangiare un’omelette in un altro locale.
Pomeriggio:strada verso Libreville, arrivo al Tropicana alle 18:00, anche oggi una giornata lunghissima sul pulmino, per fortuna l’ultima. Cena al Tropicana.
25 settembre: LIBREVILLE – PONGARA NATIONAL PARK - LIBREVILLE
Mattina: risveglio al mare, colazione sulla spiaggia, giornata nuvolosa. Per oggi abbiamo riempito la giornata con il “Pongara National Park” pagato a parte (60 euro): il nome Gabon deriva dal portoghese “gabbana” cioè cappuccio, perché l’estuario del fiume Komo si apre a cappuccio verso il mare, quindi Libreville è sul lato nord dell’estuario, il Pongara dalla parte opposta, a sud. Alle 09:00 due taxi ci accompagnano dall’altra parte della città, al mercato del pesce, qui un traghettatore con una barchetta sgangherata ci accompagna sull’altra sponda nel Pongara, circa 30 minuti. Arrivati sulla spiaggia, si avvicina un ragazzo di nome David, un rasta in ciabatte, che sarà la nostra guida e a piedi andiamo al Pongara, praticamente dietro la spiaggia. C’è un enorme prato pascolato, camminiamo all’orizzonte e tra l’altro esce pure il sole, verso le radure in fondo: si iniziano a vedere i bufali, e devo ammettere, di aver visto una bella scena naturalistica: i bufali di foresta che corrono e sono seguiti da gabbiani che gli svolazzano sopra. Torniamo su terreno sabbioso quando 5 ranger, di cui 3 armati, ci raggiungono e ci fermano, non ci siamo registrati e dobbiamo farlo in caserma. Ci invitano a seguirli, mantengo la calma e gli animi tranquilli, controllano i passaporti e poi vogliono una birra pagata. Prima di lasciare il Pongara NP andiamo all’unico lodge presente “El Magnifico” molto bello, curato e moderno, sicuramente una valida alternativa al caos della capitale, e qui si potrebbe organizzare un giorno di safari con i quod.
Pomeriggio:torniamo a Libreville alle 15:30, dopo un’ora siamo di nuovo al Tropicana ed ho il tempo per farmi un bagno in mare, mentre un gruppo di ecologisti pulisce la spiaggia, raccogliendo rifiuti. Cena al Tropicana.
26 settembre: LIBREVILLE – AEREO PER ADDIS ABEBA
Mattina: ultima colazione in spiaggia, guardando il mare, poi alle 10:00 ci trasferiamo in aeroporto che praticamente sta ad un 1 km, nemmeno. Voli regolari, con scalo Ethiopian a Yaoundeé in Camerun, senza scendere dall’aereo.
Pomeriggio:Arrivo in serata ad Addis Abeba, e poi partenza per Roma e Milano.
27 settembre: ARRIVO A ROMA E MILANO
Arrivo regolare in Italia, al mattino presto.



 
        