vs-breadcrumb-icon vs-breadcrumb-icon

Guinea Equatoriale

DAY 1: ROMA o MILANO volo ETHIOPIAN per ADDIS ABEBA

Sera: .volo serale delle 23:20

DAY 2: ADDIS ABEBA – MALABO

Mattina: il gruppo si compone finalmente ad Addis Abeba tra romani e milanesi. Il volo Ethiopian decolla alle 09:20 e arriveremo a Malabo alle 11:50. Le pratiche doganali sono piuttosto veloci, va compilato il solito form, e poi mettono un timbro di ingresso sia sul passaporto che sul visto (stampato il pdf) che va conservato. Tutti abbiamo le valige, ai nastri c’è Pasquale ad aspettarci, il factotum di Corato del nostro corrispondente, siamo il primo gruppo di italiani che arriva in Guinea Equatoriale! (infatti per tutto il giorno ci sarà la stampa guineiana a seguirci, stanno montando un servizio sul turismo che andrà in onda prossimamente). Ci trasferiamo a pranzo in hotel che è molto vicino all’aeroporto e prendiamo le stanze.

Pomeriggio: alle 15:15 partiamo per “Pico do Basile” il punto più alto dell’isola di Bioko, ben 3020 metri direttamente dal livello del mare in 42 km, qualcosa di pazzesco, mai avevo visto una simile salita. Il Pico do Basile è un vulcano a scudo la cui ultima eruzione risale esattamente a 100 anni fa, in cima c’è prima una chiesa e poi due tornanti più su una stazione radio presieduta dai militari. Purtroppo siamo completamente avvolti nelle nubi, altrimenti avremmo avuto davanti ai nostri occhi un paesaggio indimenticabile: tutta l’isola di Bioko davanti all’Africa, davanti al monte Camerun. Infatti, proprio su quest’ultimo termina quella cintura di fuoco che corrisponde alla placca atlantica con le isole vulcaniche di Annobon, Sao Tomé, Principe, Bioko e Monte Camerun. Una raccomandazione: in cima può far molto freddo, portarsi un giacchetto e fare attenzione all’altitudine, a qualcuno ha fatto molto male la testa. Scendendo ai nostri pulmini si incollano i freni. Per strada iniziamo ad osservare che vendono la “viande de brousse” il cibo della foresta, una costante in Guinea Equatoriale, troveremo: topi, serpenti, pangolino, agouti, il duiker una piccola antilope e scimmie. Nel frattempo arrivano le 18:30, siamo all’equatore e scende la notte. Visitiamo la cattedrale di Malabo illuminata e il Paseo Maritimo, cioè il lungomare: ci fermiamo dove c’è la grande bandiera della nazione e una piazza dove i bambini si divertono con delle macchine a scontro illuminate. Cena a Las Colinas e a letto stanchissimi.

DAY 3: MALABO – BATA – DJIBLOHO

Mattina: dopo colazione, molto lentamente ci trasferiamo in aeroporto, anche perché il check-in per noi è già stato fatto da Ismael, un uomo del nostro corrispondente. Siamo nel nuovissimo Terminal di Malabo, i bagni più puliti di quelli di casa, ma il volo interno delle 10:00 ritarderà di 1 ora, nonostante in pista ci siano solo 2 aeromobili. Arriviamo a Bata alle 11:40, siamo finalmente in Africa, e c’è subito la prima sorpresa: un pulmino privato ad aspettarci sotto la scaletta dell’aereo, ci porta alla sala vip, un impiegato raccoglie i “tag del bagaglio e noi aspettiamo, provvederanno loro a ritirarci le valige al nastro. Finalmente nella sala Vip incontriamo il nostro corrispondente Vincenzo, la persona con cui parlo e messaggio da 3 anni, e l’impressione è notevole, semplicemente un grande. Caricati i bagagli, andiamo alla città di Bata per un breve city tour, ci fermiamo al Paseo Maritimo con l’enorme ristorante-monumento che di notte gira, poi al mercato del pesce, dove il nostro Vincenzo ci compra gamberoni ed aragoste per questa sera a cena.

Pomeriggio: lasciamo Bata direzione est, cioè a Djibloho, c’è un’autostrada nuovissima, un biliardo che copre i 190 km dal mare alla futura capitale, e noi incontreremo forse 5 macchine in tutto e qualche antilope appesa, in vendita, sulla strada. Proprio così, Djibloho o Ciudad la Paz è la città utopia del presidente Teodoro Obiang, che vuole trasferire lì la capitale, da Malabo sull’isola di Bioko al cuore della foresta equatoriale. Per adesso a Djibloho che funziona c’è solo il Grand Hotel e il campus universitario con 1000 studenti, tuttavia ci sono centri commerciali, ospedali, la casa presidenziale stile Washington, tutto nuovo ma disabitato e costantemente “freddato” dall’ A/C altrimenti il clima caldo umido degraderebbe tutto in poco tempo. L’ingresso al Grand Hotel è qualcosa che stordisce, mai avevo dormito in un hotel così di lusso, ognuno di noi ha una sua stanza singola, c’è una SPA infinita, una piscina al coperto e uno allo scoperto, bar, negozi, sala conferenze, discoteca, night club, qualsiasi cosa si possa immaginare al GH Djibloho c’è, e soprattutto è completamente gratuita e offerta dal signor Vincenzo, che è il general manager. Una passeggiata nel campo da golf sottostante ci porta fino al Rio Wele, dove è organizzata una breve gita in “cayuco” la barca tradizionale scavata nel tronco. Relax per tutti, ognuno non ha che l’imbarazzo della scelta. Cena naturalmente con le aragoste e i gamberoni freschissimi dell’oceano di fronte a Bata e nel dopocena, Vincenzo, ci accompagna per un tour notturno dell’hotel, percorriamo ben 8 km al coperto! Magazzini, celle frigorifero, caldaie, sale riunioni, suite presidenziali, garage, tutto perfetto, pulito e funzionante, ma completamente vuoto. Io lo chiamo “il paradosso di Teodoro” dove Teodoro sarebbe il presidente dinosauro della Guinea, regna incontrastato dal 1979!

DAY 4: DJIBLOHO – MONTE ALEN – MONGOMO – DJIBLOHO

Mattina: dopo colazione, in circa 1 ora e mezza di pulmino raggiungiamo il Monte Alen National Park, questo parco copre una notevole porzione di Guinea continentale e ospita molte specie di animali: gorilla, scimpanzé, elefanti di foresta, leopardi, bufali di foresta, numerose specie di scimmie, ma non è un parco gestito dall’uomo, è piuttosto vergine quindi gli animali non sono affatto abituati alla presenza umana; quindi è difficilissimo vederli. Noi abbiamo fatto un trekking di circa 2 ore e mezzo nella foresta, forse qualche traccia e rumore ci ha segnalato la presenza di elefanti ma niente di più. Consiglio di dedicare almeno una giornata intera al parco, raggiungendo il “mirador” in cima, ci vogliono circa 3 ore in salita. Poi ci fermiamo a fotografare la casa presidenziale stile “capitol hill”, quindi torniamo a pranzo al Djibloho e mangio gnocchi fatti in casa, indimenticabili!

Pomeriggio: dopo il pranzo, intorno alle 15:00, andiamo al villaggio di Oyala, l’antico nucleo abitativo della zona dove vivono molti dipendenti dell’hotel pur conservando le loro tradizioni. Infatti mettono in scena dei balli fatti dai bambini con musica, un bel benvenuto per tutti noi. Visitiamo la scuola e la chiesa in legno. Poi andiamo a Mongomo, circa 1 ora di strada, il Paese natale del presidente Obiang, qua ha una villa dalle mura infinite! A Mongomo però siamo andati soprattutto per visitare la celebre cattedrale costruita su ispirazione di San Pietro, con il celebre colonnato del Bernini. Qua incontriamo anche il vescovo di Mongomo, che ci accoglie nella sua casa. Dopo aperitivo in un albergo che gestisce sempre il signor Vincenzo, e infine torniamo a Djibloho. Stasera per chi vuole, a cena c’è la pizza.

DAY 5: DJIBLOHO – BATA – COGO

Mattina: oggi prima di lasciare il GH Djibloho abbiamo l’incontro con Sam, Rihanna ed Ope, sono tre scimpanzé trovati abbandonati nella foresta nel 2015, forse orfani del bracconaggio, che di notte vengono chiusi in una casetta mentre il giorno escono e se ne vanno nella foresta. Naturalmente sono molto irruenti, non bisogna aver paura, e si godrà di minuti indimenticabili per il resto della propria vita. Così è andata. Io ho legato particolarmente con Sam, mi ha preso la mano, l’ho seguito correndo, mi toccava, mi accarezzava, il tempo è volato, avrei voluto star con lui per tutto il giorno, commovente. A metà strada sosta in un mercato, dove purtroppo, oltre a verdure e frutta, ci sono scimmiette appese insieme a grossi toponi. Proseguiamo per Bata senza attraversarla, e poco dopo ci fermiamo alla “Finca San Clemente”: è una fattoria che si occupa della coltivazione del caffè e conseguente torrefazione, inoltre sperimentalmente coltiva anche il cacao e altre specie tropicali. Scendiamo dal pulmino e proseguiamo con i pick-up dell’azienda perché la strada è fangosa. Hanno una lussureggiante piantagione di caffè, forse complice anche il sole che illumina il verde accesso delle foglie, e poiché vuole ombra, sopra ci sono le piante di guamo che producono un frutto lunghissimo a bacello, lo apri e anziché fagioli c’è una polpa che sembra ovatta, dolcissima. A San Clemente, sono così gentili che ci regalano una busta di caffè ciascuno. Oggi pranzo al sacco, panini con pollo o frittata, e li mangiamo in spiaggia, in una caletta proprio di fronte all’ingresso della finca, acqua caldissima e molti sassi, ma in un ambiente molto tropicale con palme sull’acqua.

Pomeriggio: dopo pranzo, un tuffo in mare e poi riprendiamo il nostro viaggio verso Cogo, sono 110 km. Prima del centro abitato di Mbini ci fermiamo a fotografare una chiesetta in legno, poi attraversiamo il ponte di Mbini sul Rio Benito; sulla strada ci prende un violento acquazzone tropicale, dura circa mezz’ora. Prima di arrivare a Cogo, ci fermiamo qualche km prima al villaggio di pescatori di Miwula sul Rio Muni a monte dell’estuario: ciò che più colpisce, è che in questo sperduto e dimenticato villaggio, lo Stato è arrivato, e ha fatto costruire delle vasche di raccolta per il pesce. Ecco cosa significa il “paradosso di Teodoro”, questo dittatore sanguinario è amato dal suo popolo perché ovunque ha migliorato il Paese e si vede, perché in Africa nessuno ha questi servizi. Poi andiamo a prendere le stanze al “Kogo Ocean resort” è in ristrutturazione ma comunque molto bello. Cena al ristorante dell’hotel. Sera: oggi abbiamo anche il dopocena, e che dopocena. Infatti assisteremo ad un rito Bwiti: il buitismo unisce l’animismo tradizionale in un sincretismo con il cristianesimo, le origini appartengono alle popolazioni Fang del Gabon, ma qui praticamente siamo in Gabon, dall’altra parte del Rio Muni. I Buitisti, perseguitati per decenni dai missionari cristiani, raggiungono uno stato di trance collettiva assumendo l’Iboga, una corteccia allucinogena trovata nella foresta. Noi raggiungiamo un imprecisato villaggio nel buio della foresta, sotto un capannone si stanno preparando, altari, candele, si truccano e poi iniziano le loro invocazioni, prima lentamente, poi ballano e pian piano che l’allucinogeno sale le danze e i ritmi diventano sempre più intensi. Tireranno avanti così fino al mattino, invocando gli antenati morti, continuando ad assumere iboga, noi assistiamo per due ore e mezza, poi torniamo a dormire.

DAY 6: COGO – CORISCO

Mattina: dopo la colazione al “Kogo Ocean Resort” raggiungiamo a piedi l’imbarcadero a circa 200 metri. Una bella barca ci aspetta, peccato che la giornata sia nuvolosa. Il braccio di mare da percorrere è di circa 40 miglia, la prima parte nel Rio Muni che si getta con foce ad estuario nell’Oceano, questo fiume è anche il confine tra Gabon e Guinea. Impieghiamo circa 2 ore, tentiamo di sbarcare anche sull’isola di Elobey Chico dove secondo la guida ci sarebbero delle rovine risalenti al periodo coloniale portoghese prima e poi spagnolo. Ma non riusciamo per via dell’alta marea. Elobey Chico, Elobey Grande, Corisco, furono isole particolarmente strategiche per il commercio di schiavi e di materie prime, proprio perché sorgevano alla foce di un fiume, arteria di collegamento con l’interno dell’Africa. Arriviamo a Corisco alle 11:30 sbarcando di fronte al posto di polizia dove registrano i passaporti, poi i nostri bungalows sono a 300 metri. Più che bungalows sono delle graziose casette in legno, ognuna con un colore diverso, abbastanza pulite, il problema è che non hanno acqua corrente e ci si può lavare con i secchi, la luce invece viene erogata per qualche ora dal generatore. Ci aspetta una meravigliosa tavola floreale imbandita con vista mare, pronta per il nostro pranzo.

Pomeriggio: a Corisco la spiaggia più bella e famosa di tutta la Guinea Equatoriale: Arena Blanca, la sabbia è un borotalco! Raggiungiamo l’isola via mare, 10 minuti, ma prima di raggiungerla proprio di fronte a noi c’è un isolotto con una lingua di sabbia bianchissima, e un tuffo è obbligatorio. Trascorriamo 3 ore in completo relax ad Arena Blanca, ci sono dei bungalows nuovissimi ma sono ancora chiusi e sembrerebbe che siano privati. Torniamo sempre in barca passando per il porto questa volta, che è in costruzione, più avanti c’è un relitto lasciato in mezzo, poi proseguiamo e approdiamo con la barca davanti all’Ufficio turistico, da qui una breve passeggiata di 2 km fino alle nostre casette colorate. C’è una strada sterrata larghissima che arriva fino alla piazza principale di Corisco, qui c’è la Chiesa nuovissima, le rovine di un antico monastero e la tomba di Santiago Uganda, l’ultimo Re di Corisco di etnia Benga, morto nel 1960. Sera: cena e poi una lunga chiacchierata tutti insieme sotto le stelle

DAY 7: CORISCO – COGO – BATA – MALABO – RIABA

Mattina: subito dopo colazione, alle 08:30 si riparte per raggiungere nuovamente Cogo sulla terraferma. Stavolta però riusciamo a sbarcare ad Elobey Chico perché la marea è più alta: è un’isola disabitata da almeno 100 anni, il nostro staff era entusiasta di metterci piede perché non l’avevano mai fatto. La vegetazione verdissima arriva fino al mare, intricata, non ci sono sentieri per percorrerla, c’è una striscia di sabbia che ci permette di camminare per qualche centinaio di metri e raggiungere le rovine di un vecchio porto, una specie di canale, un muretto completamente eroso dalla vegetazione. Comunque è emozionante, mi è piaciuta tantissimo. Sbarchiamo a Cogo alle 11:30, subito dopo andiamo al “Kogo Ocean Resort”, riprendiamo le stesse stanze per una doccia, alle 13:00 al ristorante a mangiare e alle 13:30 si parte in pulmino per l’aeroporto di Bata.

Pomeriggio: torniamo a Bata a prendere l’aereo che ci porterà a Malabo nuovamente. Alle 15:45 siamo alla sala vip dell’aeroporto, naturalmente noi non facciamo nulla, gli addetti si incaricano dei nostri bagagli, fanno il check-in per noi, dobbiamo solo rilassarci sui divani. Peccato che anche stavolta il volo parte in ritardo, e siamo a Malabo alle 19:00, c’è Vincenzo ad aspettarci e grazie a lui saltiamo tutti i controlli. Dobbiamo raggiungere Riaba, stasera dormiremo all’hotel “El Retiro di Riaba”, circa 70 km dall’aeroporto. Arriviamo per ora di cena, mangiamo e buonanotte.

DAY 8: RIABA – UREKA – RIABA

Mattina: uno dei simboli turistici dell’isola di Bioko è Ureka e già il nome, a me ha sempre affascinato. Ureka è una località non un villaggio, e si trova all’estremo sud dell’isola, da Riaba è circa un’ora e mezza di strada, una strada che parte dal livello del mare, raggiunge i 1500 metri in mezzo alle nuvole e poi riscende al mare, scavallando tutte le montagne. E da queste montagne, scende e si ingrossa quel fiume che, prima di arrivare al mare si getta giù con un salto di 140 metri sulla spiaggia: la cascata di Ureka che si getta nel mare, bellissima. Attorno c’è un infinita spiaggia vulcanica prima di arrivare al mare, percorrendola a piedi, 2 km più giù circa, abbiamo trovato la seconda cascata di Ureka, sembra che ci sia anche la terza, ma non sappiamo dove e non abbiamo il tempo, poiché vanno considerate sempre le maree: adesso c’è la spiaggia, dopo mezzogiorno solo vegetazione direttamente sul mare, attenzione. Ripartiamo da Ureka e pranzo a Riaba, in hotel.

Pomeriggio: sono state le ore più noiose del viaggio poiché erano di relax, non avevamo nulla da fare. Il mare da Riaba dista circa 3 km, proviamo ad andare, ma arrivati alla spiaggia ci rendiamo conto che è veramente brutta, complice un tempo plumbeo e appiccicoso. Ecco, questo è il pomeriggio che in futuro potrebbe essere modificato, evitare il relax e andare a visitare ciò che c’è in programma per domani, cioè Batete, Luba e Moka, in questo modo guadagni un giorno da mettere a Corisco oppure se avete più voglia di avventure nel trekking al Monte Alen. Cena in hotel.

DAY 9: RIABA – MOKA – BATETE – LUBA – MALABO – RIABA

Mattina: sfruttiamo la mattina per visitare, nell’ordine: il villaggio di Moka a 1500 metri, punto di partenza di tutti i trekking sull’isola di Bioko, ecco da qui sarebbe interessante fare il trekking di 3 ore per raggiungere un lago dentro la caldera di un vulcano, ma noi non eravamo attrezzati per questo. A Moka c’è un minuscolo museo sulla fauna e flora locale, e una cattedrale. Da Riaba a Moka 40 minuti. Poi scendiamo al mare, attraversiamo Luba, e raggiungiamo Batete, altri 40 minuti. Batete è un piccolo villaggio, laddove finisce la strada costiera, ma qui c’è una chiesa in legno molto particolare, un fascino decadente incredibile, assolutamente da non perdere. Poi da Batete scendiamo di nuovo a Luba, 15 minuti circa, e qui facciamo una passeggiata, si può ammirare la casa coloniale di Maximilian Cipriano Jones il più grande latifondista creolo dell’isola di Bioko, negli anni 20’. Da Luba, altri 15 minuti, per raggiungere la spiaggia di “Arena Blanca” omonima di quella di Corisco ma nettamente inferiore; innanzitutto non è bianca, c’è da dire però, che è una delle più belle spiagge a Bioko, quindi se cercate mezza giornata di mare, meglio qui che a Riaba. A pranzo, torniamo a Malabo, all’hotel “Colinas” quello del primo giorno.

Pomeriggio: dopo pranzo dobbiamo assolutamente comprare la cioccolata di Sampaca prodotta a km 0, ma purtroppo l’azienda è chiusa. Cerchiamo il cioccolato nei supermercati di Malabo, niente. La guida ci porta al “parco nazionale” un giardino tropicale immenso, curato su ogni minimo filo d’erba, con strade, fontane e parchi gioco per bambini. Poi torniamo alla cattedrale di Malabo, che il primo giorno avevamo visto di notte, facciamo una passeggiata nel centro storico, o almeno nel centro di Malabo, perché di storico non c’è nulla, è una città molto deludente che non ha granché da offrire. Infine torniamo al “paseo maritimo” facciamo una foto di gruppo schierati sulla scritta “I love Guinea Equatorial” e poi torniamo a Riaba. Stasera la cena, non è in hotel, ma è stata organizzata a “Mokata” il locale con piscina che è sotto, vicino la spiaggia di Riaba.

DAY 10: RIABA – AEROPORTO MALABO

Colazione e partenza alle 09:30 per l’aeroporto, molto lentamente, dove arriviamo alle 11:00. Attraversiamo il quartire di “Sinpopo” sarebbe la “Beverly Hills” della Guinea, con le ville e i locali più lussuosi del Paese. Il volo per Addis Abeba decolla alle 14:30, arriviamo ad Addis alle 19:40 (il volo dura 3 ore, ma ci sono 2 ore di fuso in meno). Coincidenza per Roma e Milano, subito dopo la mezzanotte, voli regolari.

blog
blog
blog
blog
blog
blog